lunedì 14 marzo 2011

“Cchiù ppilu ppi tutti”

Su “Youtube” , basta rivedere il cabarettista Antonio Albanese nei famosi comizi del politico locale, “ovviamente” calabrese, che cita la ‘nduja e bellezze naturali costituite da pilastri di cemento armato e palazzine di venti piani, per accorgersi di quanto sia sottile la linea di demarcazione tra la satira e la realtà.  Il tormentone “cchiù ppilu ppi tutti”, per il boss istituzionalizzato è la promessa e nel contempo il sogno di un mondo migliore, preso a modello dagli imprenditori turistici romagnoli, da sempre attenti alle grazie femminili nostrane e, soprattutto, nordiche per incrementare il loro business.  Il sogno del politico calabrese è quello di vedere “Scilla come Gabicce, Roccella come Riccione”. E non si può certo dire che i problemi del welfare siano disattesi o trascurati dall’eletto, che si preoccupa di “sistemare” figli e nipoti di “compari” fedeli portatori di voti, imprecando magari su qualche famiglia numerosa o su un elettore con un figlio pregiudicato che gli creano problemi di impiego che, comunque, dovrà obbligatoriamente risolvere. Tutti coloro che lo hanno votato dovranno essere “ringraziati”, mentre quelli che gli sono stati contro sono “cani bastasi e fitusi”.  Problema disoccupazione: “tu mi dai il voto, io ti assumo un figghio”, “tu mi dai 30 voti e io ti assumo pure ‘i gaddrine e ‘i surici”, con particolare attenzione per il figlio di un elettore in realtà solo figlio della di lui moglie e che viene destinato alla carriera politica! Qual è il confine tra la realtà e la satira?

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