lunedì 14 marzo 2011

L'uso smodato dell'ismo

L’uso del suffisso “ismo” è servito e serve, nella cultura  e nella società, per l’individuazione e la categorizzazione di scuole di pensiero o, più in generale, di fenomeni sociali e mediatici. Se nel campo dell’arte si possono individuare fenomeni e movimenti quali l’impressionismo, l’astrattismo, il naturalismo, il cubismo, il dadaismo, il manierismo, nella letteratura i riferimenti sono al romanticismo, al classicismo e al neoclassicismo, mentre la storia e la filosofia rimandano all’illuminismo, al decadentismo, al positivismo. Il suffisso genera molti termini medici, non solo il meteorismo e lo strabismo, e nel mondo religioso si parla di misticismo, buddhismo, ebraismo, esoterismo. Quando la politica si ispirava agli ideali nascevano il socialismo, il comunismo, il liberalismo e il liberismo, il marxismo, il moralismo, ma anche il fascismo e il nazismo: più di recente si è parlato di craxismo, castrismo, berlusconismo, franchismo, sarkosismo. Nel ’68 nasceva il sessantottismo con annesso femminismo, oggi c’è l’antiabortismo. E, malgrado i problemi di molte famiglie per arrivare a fine mese, viviamo ancora nell’era del consumismo. Le generazioni che hanno vissuto e lasciato il segno nello scorso secolo hanno discusso tanto degli “ismi” quali espressioni di movimenti culturali “caratterizzanti”, lasciando ai posteri le “ardue sentenze”. Peraltro, è anche vero che un conto è il paternalismo e ben altro essere padre, che si può essere buonisti senza per questo essere buoni, presenzialisti senza essere mai presenti. Anche chi è più realista del re sa che la realtà, in effetti, è sempre un’altra cosa...

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