lunedì 14 marzo 2011

Il ritardo della posta

“Il postino suona sempre due volte” è  il titolo di un famoso film americano del ’46 diretto da Tay Garnett.  Oggi il postino suona ancora due volte al mese. Non è affatto vero che la corrispondenza epistolare affidata alle Poste, almeno in Italia, sia sensibilmente diminuita, nonostante il servizio di recapito e di ricezione sia assicurato anche da società private o miste e il massiccio traffico di e-mail su internet, con tanto di allegati scannerizzati, sottragga volumi di lavoro e di metri cubi al servizio postale tradizionale. E’ vero, però, che non ci sono più i postini di una volta, quelli che bussavano sempre due volte e che arrivavano a piedi o in bicicletta e che, soprattutto, conoscevano bene i loro “clienti” e seguivano finanche con ansia l’arrivo di una lettera tanto sospirata. Oggi i telegrammi, nonostante la peculiarità della comunicazione e la valenza giuridica della stessa, vengono recapitati dopo giorni e giorni e, mediamente, la corrispondenza ordinaria, al pari di quella “prioritaria” e a quella raccomandata, arriva nelle case e negli uffici non tutti i giorni, priva peraltro della data di ricevimento. Sempre che i postini, che cambiano ormai ogni due settimane nei paesi e nei quartieri, provvedano alla consegna, quasi fossero le miss delle case chiuse d’un tempo. Più di una volta, difatti, enormi cumuli di posta sono stati rinvenuti nei boschi. Da quando l’amministratore delegato di Poste Italiane dell’epoca, Corrado Passera, ha virato per un nuovo indirizzo gestionale, l’azienda è diventata la struttura bancaria più radicata sul territorio. Allo sportello, poi, si vende di tutto, dal libro alla pentola, dalla tv digitale ai dvd. Le Poste che vogliono fare la banca,  ma non riescono più neppure a fare la posta.

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