lunedì 14 marzo 2011

La Cina del miracolo economico

La Cina del miracolo economico, quella che invade il mondo, detiene il raccapricciante primato dei boia eseguono la pena capitale. Nonostante la risoluzione Onu con la quale si chiede ai 192 Stati membri la moratoria sulla pena di morte, la Cina, con oltre 5.000 esecuzioni nel 2006, schieratasi nel “fronte del no” alla risoluzione assieme ai cosiddetti “Stati canaglia”, supera di gran lunga il Pakistan, l’Iraq, il Sudan, l’Arabia Saudita e alcuni Stati degli Usa. Secondo Amnesty International, che monitora i dati e li diffonde, le persone in attesa di essere giustiziate, in tutto il mondo, sarebbero oltre ventimila. L’abolizione di barbare usanze rappresenterebbe il raggiungimento di un nuovo diritto umano e civile. Pur tenendo conto della gravità di molti crimini, si uccide con non trascurabile “disinvoltura”: si impicca in Giappone ancora nel febbraio 2008 per omicidio, si va alla lapidazione in Iran per adulterio e per l’essere gay, si decapita in Arabia Saudita per commercio di droga, nell’altra grande realtà economica emergente, l’India, si applica la pena capitale per un sequestro di persona.  In 40 dei 51 Paesi (tra i quali figurano anche l’Egitto, la Malesia e il Kuwait) dove esiste ancora la condanna a morte vige regime dittatoriale o similare. Nel ’93, a Bruxelles, è sorta l’associazione “Nessuno tocchi Caino”, ispirata al pensiero radicale, ma anche alla Genesi: «Il Signore pose su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato».

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